La storia del colore in chiave scientifica č estremamente recente e coincide con l'avvento dell'era industriale, momento in cui avviene l'acquisizione generalizzata a tutti i livelli dell'uso del colore. Solo cento anni fa il colore del vestire quotidiano era ancora quello delle stoffe grezze. Il bianco sporco e le terre (gli ocra, i marroni) erano gli estremi della gamma che vestivano e caratterizzavano la normalitą. Ancora nel '700 solo il ceto alto poteva permettersi di indossare abiti azzurro lapislazzuli o rosso porpora e stagliare la propria figura sulla monocromatica terrocromia del volgo. Il colore, quindi, era un fattore percettivo in chiave discriminante. Il croma quotidiano era quello rivoluzionario dei quadri dell'ultimo Caravaggio (“Cena di Emmaus”, part. 1606) che, con sfrontato realismo, dipingeva la povertą, oltre che attraverso il suo dolore, anche attraverso il suo colore. La vista di un quadro o di un affresco in una chiesa rappresentava emotivamente un qualcosa di unico e paragonabile, oggi (al di lą del coinvolgimento intellettuale individuale) solo allo stupore di un bambino alla vista dei fuochi d'artificio. L'affresco aveva, probabilmente, lo stesso potere immaginifico del cinematografo. Il mosaico e l'affresco coloravano di emozioni un popolo immerso nelle monocromie del vivere quotidiano.