Molti fenomeni
ottici sono stati ampiamente studiati negli anni 60 e 70 dove
hanno trovato divertenti applicazioni in campo cinematografico.
Il cinema in 3D operava sulla capacità del cervello di rifasare
la percezione (monoculare-monocromatica) proiettando uno stesso
fotogramma, in rosso e in verde, leggermente sfalsato attraverso
due lenti, sempre una rossa e una verde. Queste permettevano
ai recettori di attuare una sintesi additiva dell'immagine
ottenendo una vista in 3 dimensioni. Il processo fù scoperto
già nel 1838 da sir Charles Wheatstone; inventore dello stereoscopio
che creava l'illusione della profondità riprendendo un'immagine
leggermente spostata per ciascun occhio. L'occhio percepiva
entrambe le immagini, mettendo in atto un processo di sovrimpressione
mentale in grado di farne una sola; il processo era favorito
da una schermatura che limitava la visione di una sola immagine
per ciascun occhio.
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