Dal libro-ricerca “Tracce Segni Caratteri” del teutonico Martin Andersch (docente di progettazione grafica all'Istituto Superiore Professionale di Amburgo) è possibile osservare come anche il gesto grafico più radicato e assimilato, quello della scrittura, possa essere incredibilmente re-interpretato con credibilità, anche quando la eco letterale è nulla. Nel guardare le immagini, anche ad una analisi più ravvicinata, non si avverte neanche la più piccola grazia alfabetica in grado di confermarci la leggibilità letterale di quel segno (sia esso occidentale sia orientale). Anche se ciò che appare ideogramma, in puro riferimento Orientale, parrebbe essere in grado di soddisfare la percezione con maggiore facilità e incisività. Ma questo è vero solo in parte, o almeno per noi. Pur non avendo noi alcuna frequentazione con la scrittura giapponese abbiamo comunque acquisito uno stereotipo grafico di riferimento. E' naturale che per noi non ci sia grossa differenza tra un ideogramma vero ed un falso…ma per l'orientale si! La percezione, comunque universale, può differire, per forma e tecnica (non per contenuto), al variare del punto di vista e produrre alterazioni cognitive di relazione. Lo studio di M. Andersch, per noi, sta alla nostra scrittura come un falso ideogramma giapponese sta a quello vero.