Tanizaki,
in “libro d'ombra”, racconta le trasformazioni comportamentali
e sociali del suo Giappone “sommerso” dall'onda occidentale.
Ci fa notare come la penna Bic abbia favorito, per “trascrizione”,
l'affermazione veloce della cultura occidentale su quella
orientale. Se avesse vinto la cultura orientale saremmo stati
costretti ad usare penne “pennello” per una nuova scrittura,
nel gesto e nel segno. Per traslato questo avrebbe favorito
un processo di relazione e di percezione delle cose più lento,
in riflesso comportamentale alla “sola” comunicazione scritta.
Quindi gesto e segno contengono e promuovono i prodromi dei
processi culturali d'acquisizione, vuoi per le elementari
simbologie della comunicazione, vuoi, più complessamente,
per i contenuti più profondi del sociale. In Africa per segnalare
il pericolo del passaggio degli elefanti si pensò ad un cartello
che raffigurasse il pachiderma di profilo. Ebbene, essendo
la cultura visiva del luogo di tipo bidimensionale, gli indigeni
non riuscivano assolutamente a capire quale fosse l'animale
di mole cosi prestante che avesse due sole zampe, perdippiù
corte. Il successivo segnale raffigurò l'elefante dall'alto
con le quattro zampe bene in vista. Questa raffigurazione
segue lo stesso processo mentale del bambino quando disegna
un'automobile vista dall'alto. A lui sembra impossibile che
le ruote non si vedano da quella posizione; la sua cultura
tecnico-narrativa è in riferimento bidimensionale ma vuole
raccontare il contenuto tridimensionale, deve descrivere,
cioè, gli elementi mentali più che la realtà della visione.
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