La percezione
muove processi mentali più complessi quando entra in gioco
la prospettiva. In uno scorcio 3 persone possono sembrare
crescere in modo inversamente proporzionale al senso prospettico
anche quando queste fossero di uguale dimensione. L'effetto
troverebbe la sua giustificazione nel momento in cui riscontrasse
un dato reale di riferimento: una famiglia con il padre in
testa e i figli a seguire. Ma il padre è troppo grande e questo
non basterebbe a giustificare la sensazione di diversità dimensionale
tra le tre figure. La causa va ricercata nello scorcio prospettico
che, con la sua comunicazione di riduzione progressiva, contrasta,
in modo percettivamente inaccettabile, con l'immutato rapporto
dimensionale tra le figure. E' un effetto puramente geometrico;
l'occhio, analizzando il contesto tridimensionale, percepisce,
al contempo, la mera realtà bidimensionale della rappresentazione
attraverso la presenza di due segmenti identici (per dimensione
e lunghezza) se considerati giacenti sullo stesso piano (quello
della carta), ma, nella realtà, differenti se collocate prospetticamente
su due piani diversi. La visione crea un conflitto di valutazione
amplificato dall'essenza puramente geometrica e non figurativa
dei due elementi di comparazione. La percezione, quindi, fluttua
tra i due estremi della rappresentazione (bi/tridimensionale)
quando è costretta a relazionarsi con elementi propri all'una
o all'altra.
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