M. C. Escher,
maestro nello studio delle deformazioni prospettiche e assonometriche,
rappresenta un castello con la “scala senza fine” ottenuta
raccordando le estremità della scala su due piani con giaciture
differenti. L'occhio è ovviamente tratto in inganno prima
che scorga l'arcano; tutto appare normale! Anche De Chirico
ha fatto uso di espedienti prospettico-formali e cromatici
per conferire tensione e surrealismo alle sue rappresentazioni
metafisiche delle “Piazze d'Italia”. La rilettura della matrice
prospettica evidenzia la costruzione a fughe multiple dello
scenario distorto.
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