L'azione del disegnare è un processo dove l'educazione del gesto passa per acquisizioni successive complesse e sollecitate dalla necessità di codificare gli stimoli prodotti dalla coscienza intellettuale. Quindi, l'uomo, prima di conoscere scientemente la prospettiva, pur dipingendo la realtà attraverso le limitazioni tecniche della rappresentazione bidimensionale, raccontava comunque le emozioni dovute alla tridimensionalità e quindi alla realtà. La sua sensibilità visiva era la stessa di oggi, un po' come la sensibilità filosofica di oggi è la stessa dell'epoca di Seneca. Ciò che cambia è il rapporto divulgativo e la specifica applicazione. Già nella preistoria i graffiti rappresentavano momenti di caccia con gli animali in dimensione scalare tra di loro. Un altro fenomeno interessante della prospettiva è la possibilità di apportare una particolare deformazione all'immagine applicando un processo di ingrandimento ad una sola delle due direzioni (verticale o orizzontale) rendendola riconoscibile solo attraverso una precisa angolazione visiva. Questo processo, chiamato anamorfismo, largamente usato nel '600, era una delle massime espressioni di virtuosismo figurativo usato per celare (in un processo di comunicazione subliminale ante litteram) informazioni “criptate” visibili solo con specchi, lenti o di scorcio. Oggi la computer grafica banalizza le difficoltà tecniche per ottenere queste deformazioni permettendo di “stirare” le immagini all'istante. La difficoltà tecnica è superata ma la magia comunicativa di questo effetto è ancora intatta e inalterata nel tempo.